Il settore

La filiera suinicola europea è sotto pressione per l’eccedenza di offerta determinata dall’espansione produttiva di alcuni Paesi europei: Spagna, Germania, Olanda e Danimarca, dal generale e progressivo miglioramento della produttività negli allevamenti e da un significativo declino dei consumi passati da 42,5 Kg media pro-capite nel 2007 a 39 Kg nel 2014. Secondo alcune analisi internazionali, nel 2025 è previsto il raggiungimento di un picco produttivo di 22,8 milioni di tonnellate (+ 3,6% rispetto al 2014) mentre il recupero dei consumi sarà più debole (previsione 20 milioni di tonnellate). Pertanto l’Unione europea dovrà aumentare il collocamento delle carni suini nei Paesi terzi dalle attuali 1,9 milioni di tonnellate a 2,8 milioni.

In alcuni importanti Paesi europei sono in corso riorganizzazioni produttive per cercare di fronteggiare un mercato che potrebbe schiacciare ulteriormente in basso le quotazioni dei suini e delle carni suine. Le iniziative adottate si muovono in due direzioni: razionalizzazione e miglioramento produttivo al fine di ridurre i costi; un più diretto accesso alla distribuzione per massimizzare il valore aggiunto. Secondo alcune analisi internazionali la pressione determinata dai ridotti margini operativi imporrà una ulteriore concentrazione produttiva e nel 2025 i primi dieci operatori europei dell’industria delle carni suine raggiungeranno una quota di mercato pari al 50%, con i primi tre operatori che si divideranno il 30% del mercato.

La suinicoltura italiana è la settima per volume produttivo in Europa (1,5 milioni di tonnellate nel 2014 pari al 6,7% UE). Il fenomeno della concentrazione degli allevamenti è in corso da anni ma sono ancora operativi numerosi imprenditori indipendenti. Inoltre il settore della macellazione e della trasformazione, se confrontato con altri Paesi europei, è costituito prevalentemente da medie e piccole imprese. Il settore presenta la particolarità dei prosciutti DOP che trainano il 70% della produzione nazionale e, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, assicurano una migliore valorizzazione dei suini rispetto ad altri tipi di produzione (prezzo medio italiano circa +20% rispetto alla media UE negli ultimi 12 mesi).

In ogni caso il valore che viene generato non copre adeguatamente i costi lungo la filiera e il sistema è minacciato da:

  • crescente pressione competitiva delle carni suine degli altri Paesi europei;
  • crescente importazione di suinetti nati all’estero che sta raggiungendo circa il 10% dei suini allevati e macellati in Italia;
  • tendenziale declino dei consumi di carni fresche suine e di alcune tipologie di salumi.